Collettivo Autorganizzato di Lettere e Filosofia Assemblea tutti i lunedì ore 17 - Via Zamboni 38 Aula Studenti - piano terra, in fondo a destra [Il nostro tempo è qui, e comincia adesso] SEMINA VENTO, RACCOGLI TEMPESTA
SEMINARIO AUTOGESTITO SULLA STORIA DEL MARXISMO ITALIANO DA GRAMSCI A “IMPERO”, ALCUNI NODI TEORICI DEL DIBATTITO MARXISTA IN ITALIA [presentazione
CONTROSAPERE SPAZI LIBERI DI RICERCA, RIELABORAZIONE E CONFRONTO PER LA DIFFUSIONE DI SAPERE CRITICO E NON MERCIFICATO. RIAPPROPRIAZIONI COLLETTIVE CONTRO L’APPRENDIMENTO IN PILLOLE DEL 3+2 Tutti gli incontri si terranno presso la facoltà di Lettere e Filosofia - Via Zamboni 38
I PARTE > INTRODUZIONE
incontro 1 – martedì 21 marzo ore 16 AULA I Per una storia dei marxismi in Italia. Da Gramsci all’attualità CRISTINA CORRADI – GIORGIO GATTEI II PARTE > IL MATERIALISMO STORICO DI ANTONIO GRAMSCI incontro 2 – giovedì 23 marzo ore 16 AULA III Gramsci rilegge Marx: filosofia della praxis, ideologia, egemonia FABIO FROSINI III PARTE > ALLA RICERCA DI NUOVE FORME TEORICHE: L’OPERAISMO incontro 3 – lunedì 27 marzo ore 15 AULA TIBILETTI (Dipartimento di Storia Antica) La “rivoluzione copernicana” di Tronti: operai e capitale SANDRO MEZZADRA – GIGI ROGGERO incontro 4 – giovedì 6 aprile ore 16 AULA III Dall’operaio-massa all’operaio sociale GUIDO BORIO – FRANCESCA POZZI IV PARTE > Il DIBATTITO ATTUALE DOPO “IMPERO” incontro 5 – giovedì 20 aprile ore 16 AULA III Impero/imperialismo fine del conflitto tra capitalismi nazionali? LAUSO ZAGATO – MARCO BASCETTA incontro 6 – giovedì 27 aprile ore AULA III Lavoro materiale/lavoro immateriale: quale valorizzazione per il capitale? FRANCO PIPERNO incontro 7 – giovedì 4 maggio ore AULA III Classe/moltitudine: una nuova soggettività post-moderna? PAOLO VIRNO – ALBERTO BURGIO ALCUNI NODI TEORICI NEL DIBATTITO MARXISTA IN ITALIA L’idea di questo seminario nasce dalla pubblicazione di una “Storia dei marxismi in Italia”, edito dalla manifestolibri nel 2005, un libro che ricostruisce la complessa vicenda storica del dibattito interno al marxismo in Italia. Un dibattito vivace, acceso, che ci parla di una molteplicità e di una ricchezza straordinarie; di quella molteplicità e ricchezza intendiamo con questo seminario toccare solo alcuni nodi, attraversare alcuni concetti, rivisitare alcuni elementi teorici che ci paiono vivi e significativi ancora oggi. La prima parte del seminario è dedicata al pensiero di Gramsci, alla sua rilettura del pensiero di Marx, al suo tentativo di liberare il marxismo dalle incrostazioni deterministiche ed economicistiche, al valore da lui assegnato alla soggettività; la filosofia intesa come “filosofia della prassi”, nodo centrale del pensiero di Gramsci, ci restituisce la concezione di una relazione del sapere con la realtà orientato alla comprensione-per-la-trasformazione dell’esistente. La seconda parte del seminario si concentra sulla “svolta teorica” dell’operaismo, dall’esperienza dei “quaderni rossi” al ribaltamento di Tronti nella lettura della relazione tra capitale e lotte operaie, dalla comparsa dell’operaio-massa alla teorizzazioni dell’operaio sociale. Infine vogliamo aprire uno spazio di discussione sull’attualità, mettendo a fuoco alcune categorie teoriche che il post-operaismo ha recuperato e rideclinato: l’impero, come nuovo spazio politico privo di barriere e di confini, come fine dell’imperialismo e dello stato-nazione; la moltitudine, come nuova soggettività post-moderna; la nozione di lavoro immateriale, come nuovo ambito di valorizzazione, prodotto dalla moltitudine e sussunto dal capitale. Su questi nodi teorici vogliamo interrogare e interrogarci. Lo facciamo dentro un orizzonte militante, parziale, convinti della potenzialità del sapere (in tutte le sue forme) di farsi critica dell’esistente, una potenzialità che deriva dalla sue costitutiva ambiguità. Il nostro tempo è qui, e comincia adesso. Comincia nell´era dell´università riformata, del 3+2, del sistema dei crediti, della frammentazione
dei saperi e della dequalificazione didattica. Comincia nell´era
in cui una nuova idea di scuola di élite e di selezione di
classe attraversa le menti di chi governa e gestisce il
sistema-istruzione tanto sul piano nazionale che su quello locale.
Comincia dentro una università sempre più funzionale,
come momento centrale della società capitalistica, alla
riproduzione e alla legittimazione degli assetti sociali esistenti.
L´università del 3+2 è pensata innanzitutto come
sistema di formazione accessibile a pochi: la logica di una laurea di
massa e di una specialistica crea un meccanismo di sbarramento su base
di classe che tenta di eliminare la scuola di massa prodotta dalle
rivendicazioni e dalle lotte dei movimenti dei decenni scorsi; in
secondo luogo, da un lato produce soggetti dotati di competenze e
conoscenze nozionistiche e generiche (buone per essere spese dentro un
mercato del lavoro flessibile e precario), dall´altro un sapere
frammentato, "pillolizzato", incapace di essere rielaborato
criticamente e dunque incapace di produrre antagonismo sociale. La
funzionalità dell´attuale sistema-università al
capitalismo odierno è dunque duplice: nel suo essere "fabbrica"
di nuovo lavoro vivo precario e nel suo produrre saperi funzionali alla
legittimazione ideologica dell´esistente. Non è
l´eccezionalità di un governo autoritario o di un ministro
particolarmente conservatore ad aver generato tutto ciò:
è la tendenza che, negli ultimi dieci anni, ha guidato governi tanto di centro-sinistra che di centro-destra in un progetto unitario di smantellamento della scuola e dell´università pubblica.
Contro tutto ciò il movimento studentesco bolognese, come quello nazionale, si è mosso. Per una università pubblica, accessibile a tutte e tutti, di massa. Per una università non assoggettata alle logiche della riproduzione del capitale, per saperi liberati dalla mercificazione, per un vero sapere critico. Dentro questo orizzonte di prospettiva, le nostre lotte hanno assunto le pratiche dell´occupazione delle facoltà di lettere e filosofia, di giurisprudenza e di scienze politiche, nate non solo con lo scopo di unirsi alle altre occupazioni nazionali per bloccare l´approvazione del DDL Moratti, ma per praticare, da dentro, forme di opposizione possibili al 3+2: per vivere una socialità di massa, per produrre e far circolare controsapere, per organizzare forme di aggregazione e mobilitazione politica, per costruire un nuovo movimento studentesco. All´interno di questo quadro la lotta per il diritto allo studio si è declinata concretamente con l´autoriduzione alla mensa universitaria più cara d´Italia (privatizzata dall´Arstud e concessa in appalto alla Concerta S.p.A.), nonchè sul terreno del caro- affitti, causato non solo dal malgoverno dell´università, che investe i suoi soldi in fondazioni private piuttosto che in studentati, ma anche dalle politiche dell´assessorato alla casa della giunta cittadina. Sul piano del tessuto sociale cittadino, del resto, la nostra mobilitazione ha incrociato le lotte sociali portate avanti nella Bologna della repressione e della legalità, nella Bologna dello sceriffo-Cofferati, che, a chi poneva il problema della casa e del caro-affitto, ha saputo rispondere solo con la militarizzazione, con la polizia e i manganelli, impedendo che le nostre istanze fossero portate in consiglio comunale. I fatti del 24 ottobre, del resto, si pongono in piena continuità con quel clima politico e culturale instaurato dal sindaco di questa città, che tenta di ridurre il dibattito politico cittadino sulla questione ideologica della legalità, che non esita a sgomberare i migranti e farli chiudere nei cpt, che non esita a criminalizzare qualunque pratica li lotta antagonista. Dopo la mobilitazione nazionale del 25 ottobre a Roma, ci siamo dati la priorità dell´occupazione di uno spazio all´interno dell´università, l´aula di piazza Scaravilli: uno spazio per riprenderci il nostro tempo, in cui praticare forme di autorganizzazione slegate dalle associazioni studentesche, neutralizzate e ingabbiate dalle istituzioni universitarie nella logica della rappresentanza, in cui produrre e far circolare sapere altro, sapere critico, controsapere. Ancora, abbiamo non soltanto attraversato gli spazi dell´ateneo, ma anche riattraversato il tessuto cittadino nella giornata internazionale per il diritto allo studio con il corteo del 17 novembre; in quel giorno, da parte di quelle stesse istituzioni cittadine che ci avevano impedito l´ingresso in consiglio comunale, ci è stato negato l´ingresso alla sala borsa, luogo centrale nel cuore della città dove la mercificazione dei saperi trova la sua più forte evidenza, con una libreria privata che erode gli spazi pubblici della biblioteca. Del resto, anche la risposta del rettore Calzolari non si è fatta attendere; sulla linea della legalità cofferatiana, con atto gravissimo e senza precedenti negli ultimi anni, Calzolari ha richiesto l´intervento delle forze dell´ordine nell´università; all´alba del 22 novembre digos e polizia hanno fatto irruzione nell´aula occupata di piazza scaravilli, sgomberando e denunciando 23 studenti. In sintonia e in continuità con quello che il movimento studentesco bolognese ha prodotto in questi mesi, sentiamo il bisogno di riportare all’interno della facoltà di lettere e filosofia pratiche di mobilitazione in grado di scardinare e rimodellare realmente il sistema universitario vigente. Vogliamo costruire insieme un percorso di autorganizzazione nella facoltà, per attivare concretamente dinamiche di movimento capaci di attaccare da dentro i punti cardine su cui si regge il sistema dei crediti e del 3+2. Si danno nello spazio dell’università riformata possibilità di rottura da attraversare, linee di fuga da percorrere, processi di scardinamento da attivare. Vogliamo produrre sapere critico: l’organizzazione di seminari autogestiti può e deve essere un elemento di messa in discussione di un sapere sempre più funzionale alla legittimazione dell’esistente. Cicli di incontri dentro i quali permettere la circolazione di conoscenze liberate dalla logica della mercificazione. Contro una didattica sempre più dequalificata, organizzata in micro-moduli didattici scadenti, contro la “pillolizzazione” dei saperi, contro la proliferazione di esamini da 5 cfu e la conseguente frantumazione delle conoscenze, proponiamo l’accorpamento dei crediti in esami da 10 cfu per avere una formazione non frantumata al suo interno e passibile di una maggiore rielaborazione critica. Contrastiamo processi di negazione del diritto allo studio: l’esempio di scienze della comunicazione, dove è stato introdotto il numero chiuso, è un caso paradigmatico che indica come anche nella nostra facoltà siano stati messi in campo dinamiche di selezione e sbarramento. Consideriamo centrale l’autogestione di spazi nella facoltà in cui sedimentare autorganizzazione. L’esperienza dell’aula occupata “Francesco Lorusso” è stato un esempio concreto di riappropriazione di spazi in cui progettare, realizzare e vivere un modello alternativo di università. Il nostro tempo è qui, e continua adesso.
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